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Il disagio del bambino: il sintomo come comunicazione

L’infanzia è un periodo evolutivo complesso caratterizzato da sviluppi e cambiamenti fisici, cognitivi e psicologici. Nel periodo evolutivo infatti il bambino scopre e matura numerose risorse e potenzialità; allo stesso tempo però il percorso di sviluppo espone una struttura psicologica fragile ai più svariati rischi ambientali.
I bambini non sempre hanno la capacità di esprimere un disagio attraverso la via della comunicazione verbale. È possibile che un bambino manifesti il proprio disagio attraverso veri e propri sintomi fisici, come nel caso degli stati d’ansia, in cui possono presentarsi cefalea, vomito e mal di pancia senza che sia presente un reale riscontro medico di malattia. In altri casi, un bambino può manifestare il proprio disagio attraverso il comportamento: paure, difficoltà ad addormentarsi o ad alimentarsi.
Dietro un mal di pancia, un mal di testa, un pianto immotivato, un’azione incomprensibilmente aggressiva, a volte si possono nascondere dellerichieste di aiuto. E non sempre gli adulti riescono con facilità a riconoscerle. La mancata comprensione di una richiesta di aiuto potrebbe riflettersi sullo sviluppo sociale, affettivo e mentale del bambino, influenzando l’adulto futuro che il bambino diventerà. Ciò che infatti un genitore vede come capriccio può essere il modo che il bambino ha di comunicare, col suo “linguaggio”, un disagio fisico o psicologico.
E’ molto importante che i genitori, ma anche gli altri adulti con cui il bambino è in contatto (come per esempio insegnanti, parenti, baby sitter), sappiano cogliere i segnali di disagio che il bambino manifesta. Alla comparsa dei primi sintomi spesso si tende, involontariamente, a sottovalutarli, nasconderli o giustificarli; altre volte prevale invece la tendenza a cercare cause di tipo organico, consultando medici e facendo diversi esami (comunque necessari per eliminare cause organiche e per decidere di consultare uno psicologo).
Il corpo è per il bambino lo strumento, prima del linguaggio, attraverso cui esprimere una sofferenza psicologica. La somatizzazione infantile è indicativa proprio del fragile rapporto tra psiche e soma in età evolutiva: più il bambino è piccolo, più il suo disagio psicologico è veicolato attraverso i sintomi corporei.
Attraverso la somatizzazione l’emozione viene spostata su un organo o apparato, trovando così una via di sfogo e un modo per richiamare l’attenzione su di sé (allo stesso modo in cui accade agli adulti).
Nella somatizzazione e nei disturbi a essa correlati il bambino ha sintomi di sofferenza fisici, pensa eccessivamente ai sintomi e fa cose a essi collegati. Nell’equilibrio psicosomatico del bambino giocano un ruolo fondamentale sia le esperienze corporee che le esperienze affettive. Il bambino che presenta una fragile capacità di elaborazione mentale manifesta frequentemente sintomi somatici connessi a situazioni di stress familiare e/o individuale. Quando il problema diventa importante e non si riesce a gestirlo direttamente, diventa opportuno per i genitori far riferimento ad un psicologo professionista, che aiuti le figure adulte a far luce sulle possibili dinamiche che hanno alimentato lo stress familiare. In altri casi è possibile contattare un esperto in problemi dello sviluppo, dell’età evolutiva e dell’adolescenza, che li aiuterà a capire quali siano le cause e le possibili soluzioni ai disagi dei figli.
I disturbi psicosomatici possono insegnare ai genitori a conoscere i bisogni e le paure nascoste del loro bambino; quelli più ricorrenti sono: Cefalea idiopatica precoce, sintomi gastrointestinali , sintomi respiratori e dermatopatie.
Prendere in considerazione i segnali manifestati è un primo passo verso:
• La ricerca di una soluzione ottimale per il bambino
• L’accettazione
• La comunicazione
Sicuramente offrire al bambino un ascolto attento, o per meglio dire un “ascolto attivo”, può aiutarlo ad esprimere ciò che lo mette a disagio o lo fa soffrire. Questo sarà utile per la costruzione di un percorso che porti alla soluzione migliore per il bambino e per la famiglia.
I campanelli d’allarme posso essere diversi e molteplici; ecco solo alcuni esempi dei possibili segnali di qualche malessere psicologico che i piccoli stanno vivendo:
– Disturbi del sonno
– Mutismo
– Aggressività pronunciata
– Difficoltà a staccarsi dalle figure di riferimento
Ciò che farà la differenza è riuscire a cogliere e a comprendere il messaggio in codice che il bambino sta inviando attraverso questi comportamenti. Il bambino, in questo modo, ci insegna molto di lui.
In fondo, chi non impara nulla dai bambini, certamente non imparerà nulla dai grandi.

Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina.
Kreisler, L. (1986). Clinica psicosomatica del bambino. Milano: Raffaello Cortina.
Saccà, F. (2009). I segnali per riconoscere un disagio psicologico nei bambini. Disponibile in http://www.bravibimbi.it/una-psicologa-in-famiglia/segnali-disagio-bambini/?refresh_ce
Viola, D. (2017). Il sintomo psicosomatico nel bambino.  Disponibile in https://www.psicologia24.it/2017/06/sintomo-psicosomatico-bambino/