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Personalità isterica e relazioni: tra passato e presente.

La parola isteria viene generalmente associata al genere femminile, per non dire appiccicata come una vera e propria etichetta. Questa pesante eredità arriva da tempi lontani per poi insinuarsi nel profondo della nostra cultura. Infatti l’isteria è stato il primo disturbo mentale ad essere attribuito esclusivamente alle donne: una caratteristica molto “stravagante”, sfuggente ed incontrollabile, a tratti quasi seducente, con sintomi imperiosi eppure senza riscontri organici.

La sua storia sembra risalire ai tempi degli antichi egizi, di cui sono stati trovati dei testi in cui erano presenti tracce di disturbi isterici. Ma il termine isteria è da attribuire al medico greco Ippocrate che, nei suoi scritti, ne parla riferendosi al cattivo funzionamento dell’utero (“histeron = utero, da qui la parola isterectomia). Nel periodo medievale il funzionamento isterico viene associato alle streghe e viene trattato mediante pratiche esorcistiche ed il rogo. Nei secoli successivi, sarà la medicina scientifica ad occuparsene, soprattutto a causa dell’espansione nelle classi medio borghesi; nell’epoca vittoriana sarà utilizzato il massaggio ai genitali come pratica privilegiata, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.

Ma sarà la psicoanalisi a liberare l’isteria da implicazioni organiche, inscrivendola tra le nevrosi.

Nel luglio del 1880 una ragazza viennese di ventun anni manifestò, dopo la morte del padre, una serie di sintomi molto gravi: strabismo e difficoltà della vista, paralisi dei muscoli del collo e degli arti, sonnambulismo, tosse nervosa, sdoppiamento della personalità, con uno stato di coscienza normale, anche se depresso, ed un altro aggressivo e dispettoso. La ragazza venne visitata del medico viennese Breuer, che diagnosticò un caso di isteria. Nella storia della psicanalisi questa ragazza è nota come Anna O., il nome che Breuer e Freud le diedero per motivi di riservatezza negli Studi sull’isteria. Il suo caso è di grande importanza perché curandola Breuer mise a punto un metodo che si rivelò efficace: l’ipnosi. Uno dei disturbi manifestati da Anna O. era l’impossibilità di bere: per quanto si sforzasse, non riusciva ad avvicinare il bicchiere alla bocca. Il disturbò durò fino a quando per caso, durante una seduta di ipnosi, le capitò di raccontare un ricordo che aveva rimosso: un giorno aveva scoperto che la sua dama di compagnia consentiva al suo cagnolino di bere dai loro bicchieri. Il recupero di questo ricordo le consentì immediatamente di affrontare il suo disturbo. Per superare alcuni limiti riscontrati nel metodo di Breuer, Freud sostituì all’ipnosi il metodo delle libere associazioni.

Diffusa ai tempi di Breuer e Freud, e fino a qualche anno fa presente come categoria a se stante nei manuali diagnostici dei disturbi mentali, l’isteria oggi non è sparita, ma assume delle sembianze diverse. Il funzionamento isterico moderno non patisce più una repressione totale della sessualità, anzi, spesso l’accesso può essere precoce. Tuttavia la questione sessuale rimane centrale nella determinazione del comportamento sintomatico; non è detto infatti che ad una libertà sessuale agita corrisponda un rapporto “armonico” con le pulsioni.

Oggi, nel contesto clinico, la personalità isterica si discosta molto dall’immagine comune di “persona fuori dalle righe”, in quanto il suo funzionamento nasce dall’urgente esigenza di adeguarsi al contesto sociale, per apparire accettabile. Le caratteristiche sono solitamente di natura psicosomatica: la personalità isterica parla il linguaggio del corpo e vive le metafore, concretizzandole. In assenza di una condivisione con l’altro (e con se stesso) dei propri vissuti più intimi, il proprio senso di colpa e di inadeguatezza ritrova l’antico linguaggio corporeo. La struttura isterica infatti ripropone dinamiche di scissione vissute in passato: le emozioni da una parte e i fatti dall’altra, il corpo sta nel mezzo. Le angosce vengono scaricate sull’apparato scheletrico, muscolare, gastrointestinale, cardiovascolare o endocrino, oppure sugli aspetti limiti della coscienza (svenimento, amnesia, fuga dissociativa, sonnambulismo).

In generale appare però importante ricordare che non è possibile etichettare il funzionamento isterico in catalogazioni specifiche, in quanto può assumere diverse sembianze. Ci sono però alcuni tratti salienti che è possibile prendere in considerazione.

Il primo può essere ricondotto ad un estremo condizionamento che la persona vive in relazione al desiderio dell’altro: vuole ciò che l’altro vuole, sia desiderando quello che l’altro desidera e sia dipendendo dal fatto di sentirsi desiderato. Se non suscita il desiderio altrui, la persona si sente persa, senza immagine.

Una seconda riflessione è quella legata ad un senso di insoddisfazione sterile, che coinvolge diversi campi come l’amore, il lavoro e le relazioni in genere. Il presente non è mai appagante rispetto all’immaginario ideale, e questo porta il soggetto a lamentarsi frequentemente senza attivarsi creativamente verso il nuovo. Piuttosto che riflettere su cosa c’è che non va, la persona agisce d’istinto rischiando di distruggere una relazione o un lavoro, per poi ricreare nel nuovo le stesse dinamiche.

Dall’estremo condizionamento e dall’insoddisfazione, è possibile giungere all’ultimo tratto saliente, ovvero la seduttività, orientata con lo scopo di garantire la sensazione di essere circondata dal desiderio dell’altro. La persona può essere spesso curata nell’immagine ed interessata a catturare lo sguardo dell’altro su di sè; questo però porta la persona ad accontentarsi di chi la vede e di chi la vuole, senza puntare decisamente a cosa e chi vuole realmente.

Da una parte dunque l’atteggiamento isterico può essere molto vitale, perché spinge in avanti verso il nuovo; dall’altro invalida il meccanismo da cui parte, perché distrugge il desiderio stesso, spegnendolo nell’insoddisfazione e nella noia.

Molte persone, nel corso della propria vita, hanno sperimentato dei tratti isterici, nel tentativo di debuttare in società con la maschera migliore. Per fronteggiare il senso di inadeguatezza e i disagi psicosomatici, è possibile confrontarsi con uno specialista che fornisca gli strumenti per accedere ai meccanismi auto invalidanti. Le personalità isteriche conservano un simbolo, ossia una chiave di lettura da cui poter risalire per dialogare con la parte giudicante, mediante un percorso che esplori ed attraversi il valore prezioso delle proprie emozioni.

 

BIBLIOGRAFIA
Freud, (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale , in Opere, cit., vol. IV
http://www.discorsocomune.info/2014/11/isteria.htm
Barbetta (2005), Anoressia e isteria, una prospettiva clinico-culturale, Ed. Cortina Raffaello
http://www.ilsigarodifreud.com/la-personalit-isterica—ossessionati-d
https://www.sibillaulivi.it/articoli-letture/amore/258-tre-tratti-tipici-dell-isteria.html